L’Indice dei libri proibiti fu pubblicato per la prima volta nel 1558 per decreto del pontefice Paolo IV dal tribunale ecclesiastico del Sant’Uffizio.
Nel periodo della Riforma protestante, la diffusione dei testi in volgare garantiva l’aumento del numero dei fedeli che potevano apprendere i contenuti della nuova dottrina. Per contrastare questo fenomeno le autorità cattoliche reagirono con la censura, che consisteva nel controllo sistematico dei libri che ai fedeli era permesso leggere e possedere.
La libera circolazione era garantita solo ai testi che avevano ricevuto l’imprimatur, ovvero l’autorizzazione ecclesiastica alla stampa, dopo aver superato un minuzioso controllo da parte del Santo Uffizio (l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede) istituito da papa Paolo III nel 1542, lo stesso anno in cui indisse il Concilio di Trento.
Furono iscritti all’Indice dei libri proibiti opere religiose, tra cui alcune edizioni in volgare della Bibbia, testi di autori non cattolici, tutti i trattati di magia e di astrologia. Ricordiamo, poi, tra gli altri, personalità come Galileo Galilei che, oltre a veder proibiti i suoi rivoluzionari scritti di astronomia, fu imprigionato e costretto ad abiurare le sue teorie, o ancor più Giordano Bruno, che per le sue concezioni ritenute eretiche fu condannato e messo al rogo nell’anno 1600.
Tra gli autori e i titoli inseriti nell’Indice dei libri proibiti alcuni spiccano più di altri, come il De Monarchia di Dante Alighieri, il Decameron di Giovanni Boccaccio, Il Principe di Niccolò Machiavelli, e in epoche successive filosofi come Cartesio o Kant; gli Enciclopedisti; letterati come Giacomo Leopardi, fino a Gabriele D’Annunzio e Eugenio Montale nel Novecento.
fonte :studiarapido.it