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mercoledì 6 gennaio 2016

Il significato del termine F E R T

Motto dell'Ordine cavalleresco della Ss. Annunziata istituito da Amedeo VI di Savoia nel 1364.

Molte le interpretazioni proposte: alcuni ritengono le quattro lettere di cui è composto iniziali di altrettante parole, variamente spiegate come

Fortitudo Eius Rhodum Tenuit   -  Fides Est Regni Tutela
      Foedere Et Religione Tenemur.

Secondo altri il motto sarebbe un'abbreviazione di fertè, voce dell'antico francese col significato di "fermezza", o di "ferto", nome di una moneta di Amedeo VI di Savoia.

Altri infine, richiamandosi al carattere cavalleresco-amoroso che in origine ebbe l'Ordine del Collare, credono che il motto alluda al proposito del cavaliere di sopportare (latino fert "porta, sopporta") ogni pena per la sua dama e quando in seguito l'Ordine assunse carattere religioso-militare, di sopportare ogni cosa per devozione e in onore della Vergine.
·         (Dal sito dell'Istituto Nazionale per la  Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon http://www.guardiedonorealpantheon.it)



 




… Solo al principio del secolo XV Amedeo VIII il Pacifico, primo Duca di Savoia, vi aggiunse il proprio motto “FERT” del quale non è mai stata chiarita l’interpretazione. E’ probabile però che la parola FERT che equivale a “porta” (dal verbo latino “ferre”, portare), si riferisca ai nodi che figurano sul collare, nodi che rappresenterebbero il simbolo della fede e della soggezione alla Vergine in onore della quale fu creato l’Ordine (Supremo della SS. Annunziata) cosicché il motto vorrebbe dire “ porta il vincolo della fede e della soggezione a Maria”.
·         Dall’Enciclopedia del collezionista - 1980

Sigla sabauda che orna il collare della SS. Annunziata. Molte sono state le interpretazioni date a questa sigla, e la più accreditata era quella che attribuiva le quattro lettere al motto “Fortitudo Ejus Rhodum tenuit”. Ma siccome l’Ordine è stato creato da Amedeo VI in memoria di Amedeo V, (1310), e Roda fu allora presa dai Saraceni, l’interpretazione non è accettabile. E d’altronte, in antiche monete sabaude, del 1188 e del 1263, si trova già coniata la parola “Fert”. Così varie altre interpretazioni sono state date come “Frappez, Entrez, Rompez, Tout” nonché Foedere Et Religione Tenetur”, ecc. Ma la spiegazione più semplice, e che sembra la più veritiera, sarebbe che il F., posta tra i nidi d’amore del collare, indichi solo il verbo latino “ferere”, portare riferendosi all’ingiunzione di portare attorno al collo quel collare somnolico.

·         (Dall’Enciclopedia militare del 1928)

sabato 2 gennaio 2016

I marenghi del Regno d’Italia (1861-1923)



Per conoscere il valore dei marenghi
italiani più comuni cliccate qui


Il marengo (detto anche “napoleone”) è una moneta d’oro del valore di 20 franchi, coniata nel 1801 dalla Repubblica Subalpina per celebrare la vittoria di Napoleone Bonaparte contro gli austriaci il 14 giugno 1800 proprio a Marengo. Dopo la caduta di Napoleone si continuò ad attribuire il nome “marengo” alle monete auree da 20 franchi (o 20 lire) in oro 900 e pesanti 6,45 grammi. Queste monete furono coniate da Francia, Belgio, Svizzera, Spagna, Grecia, Venezuela e molti altri paesi.
Anche il Regno d’Italia emise marenghi già nel 1861, appena dopo l’unità. Le emissioni continuarono, seppur non continuativamente, fino al 1923. Di seguito trovate foto e dati di queste emissioni. Negli anni successivi la lira venne pesantemente svalutata e la moneta da 20 lire venne prodotta in argento.
Caratteristiche comuni a tutte le monete sotto elencate:
  • metallo: oro 900
  • peso: 6,451 grammi
  • diametro: 21 millimetri
  • assi alla francese (conio moneta)
Per ogni moneta, dopo la tiratura è indicato fra parentesi il grado di rarità:
  • C: comune
  • NC: non comune
  • R: rara
  • R2: molto rara
  • R3: rarisisma
  • R4: estremamente rara
  • R5: ne esistono pochi esemplari
Immagini tratte dal web – cliccateci per ingrandirle
VITTORIO EMANUELE II
marengo_VEII
Dritto: busto del re a sinistra e, intorno, la legenda VITTORIO EMANUELE II; in basso la data. Sotto il collo, la firma dell’incisore FERRARIS.
Rovescio: stemma sabaudo contornato dal collare dell’Annunziata tra rami di alloro. Intorno la legenda REGNO D’ITALIA. In basso valore (L. 20) e segno di zecca.
Questa tipologia di marengo fu incisa da Giuseppe Ferraris.
Lo spessore varia da 1,15 a 1,37 millimetri.
Segni di zecca
Torino: T e monogramma BN in corsivo – Solo per il 1861: T e B (che stanno per Tommaso Battilana, direttore della Regia Zecca di Torino) all’interno di uno scudetto in incuso.
Milano: M e monogramma BN in corsivo.
Roma: R
Tirature e rarità
1861 Torino: 3.267 (R)
1862 Torino: 1.954.878 (C)
1863 Torino: 2.980.700 (C)
1864 Torino: 608.630 (NC)
1865 Torino: 3.109.050 (C) – esiste anche in oro rosso (C)
1866 Torino: 196.301 (R)
1867 Torino: 275.509 (C)
1868 Torino: 340.397 (C)
1869 Torino: 185.355 (C)
1870 Torino: 54.770 (R2)
1870 Roma: tiratura sconosciuta (R3)
1871 Roma: 23.508 (R2)
1872 Milano: tiratura sconosciuta (R2)
1873 Roma: 2.174 (R4)
1873 Milano: 1.018.033 (C)
1874 Roma: 40.856 (R)
1874 Milano: 255.115 (C)
1875 Roma: 51.018 (R)
1876 Roma: 107.728 (C)
1877 Roma: 247.398 (C)
1878 Roma: 315.794 (C)
UMBERTO I
marengo_umberto
Dritto: busto del re a sinistra e, intorno, la legenda UMBERTO I RE D’ITALIA; in basso la data. Sotto il collo, la firma dell’incisore SPERANZA.
Rovescio: stemma sabaudo contornato dal collare dell’Annunziata tra un ramo di quercia (a destra) e un ramo di alloro (a sinistra) e il valore (L. 20). In basso, ad ore sette, il segno di zecca (R); in alto al centro la Stella d’Italia.
Questo marengo fu inciso da Filippo Speranza ed emesso in seguito al Regio Decreto 4514 del 30 settembre 1878.
Lo spessore varia da 1,24 a 1,35 millimetri. Le monete vennero coniate tutte a Roma.
Tirature e rarità
1879: 146.466 (C)
1880: 128.808 (C)
1881: 843.028 (C) – esiste anche in oro rosso (NC)
1882: 6.970.007 (C) – esiste anche in oro rosso (NC) – esistono molti falsi
1883: 182.280 (C) – esiste anche in oro rosso (R)
1884: 9.775 (R2)
1885: 164.724 (C) – esiste anche in oro rosso (R)
1886: 59.008 (C)
1888: 110.540 (C)
1889: tiratura sconosciuta (R) – esiste anche in oro rosso (R)
1890: 68.220 (C) – esiste anche in oro rosso (R)
1891: 64.452 (C) – esiste anche in oro rosso (R)
1893: 41.214 (C) – esiste anche in oro rosso (NC)
1897: 38.333 (R) – esiste anche in oro rosso (R)
VITTORIO EMANUELE III
Aquila sabauda
marengo_VEIII_aquila
Dritto: busto del re volto a sinistra e contornato dalla legenda VITTORIO EMANUELE III. Sotto il collo, la firma dell’incisore SPERANZA.
Rovescio: aquila araldica con stemma di casa Savoia. Lungo la parte superiore del bordo, legenda REGNO D’ITALIA; nella parte inferiore, separata da due nodi savoia, l’indicazione del valore (L. 20), il segno di zecca (R) tra due stelle a cinque punte e la data.
Questo marengo fu inciso da Filippo Speranza.
Le monete vennero coniate tutte a Roma.
Lo spessore varia da 1,24 a 1,35 millimetri.
Tirature e rarità
1902: 181 (R4)
1902 con àncora: 115 (R4) – coniata con l’oro proveniente dall’Eritrea
1903: 1.800 (R2)
1905: 8.715 (R) – esistono dei falsi
1908: 4 conosciute (R5)
Esistono anche dei falsi datati 1910.
Aratrice
marengo_VEIII_aratrice
Dritto: busto del re in uniforme volto a sinistra e contornato dalla legenda VITTORIO EMANUELE III. Ad ore otto lungo il bordo, nodo savoia in incuso all’interno di un rettangolo.
Rovescio: figura allegorica dell’Italia, raffigurata come un’aratrice recante un fascio di spighe nella mano sinistra e con la mano destra poggiata sopra il manico di un aratro. In alto la legenda REGNO D’ITALIA in carattere lapidario romano; l’indicazione del valore è sui due lati: a sinistra la parola LIRE e a destra la cifra 20. In esergo la data, circondata dal segno di zecca (R) a sinistra e da una stella a cinque punte a destra. Sotto la linea dell’esergo le indicazioni degli autori, a sinistra E • BONINSEGNA M • e a destra L • GIORGI • INC •.
Questo marengo fu inciso da Luigi Giorgi ed Egidio Boninsegna; fu emesso in seguito al Regio Decreto 258 del 5 maggio 1910.
Tirature e rarità
1910: 32.589 (R5) – vennero rifuse per problemi con il titolo dell’oro
1912: 59.970 (R) – esiste anche in oro rosso (R) – esistono dei falsi
1912 prova: tiratura sconosciuta (R4)
1926: 40 (R4) – emessa per i collezionisti, non ha valore legale
1927: 30 (R4) – emessa per i collezionisti, non ha valore legale
Fascetto
marengo_VEIII_fascetto
Dritto: busto del re in uniforme volto a sinistra e contornato dalla legenda VITTORIO EMANUELE III. l. Sotto il collo, la firma dell’incisore A. MOTTI.
Rovescio: fascio littorio con la scure verso destra, ornato da una testa di montone. A sinistra indicazione del valore (LIRE 20) su due righe; a destra la legenda OTTOBRE 1922 • 1923 su due righe. A sinistra della base del fascio, il segno di zecca (R).
Moneta commemorativa incisa da Attilio Silvio Motti e coniata in occasione del primo anniversario della marcia su Roma, insieme al 100 lire Fascio.
Pur possedendo valore legale, questa moneta non circolò mai: il valore dell’oro contenuto era ormai superiore a quello nominale, a causa dell’elevata inflazione registratasi in concomitanza con la prima guerra mondiale; la moneta fu coniata esclusivamente per i collezionisti, i quali poterono acquistarla al prezzo di 80 lire.
Tirature e rarità
1923: 20.000 (R) – esistono dei falsi
1923 prova: tiratura sconosciuta (R3)

fonte :http://numistoria.altervista.org