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giovedì 4 maggio 2017

La Faleristica ,l'uso dei bigliettini da visita, delle onorificenze e precedenza nell’uso dei titoli.

La disciplina che studia le decorazioni e le onorificenze si chiama faleristica, dal greco phàlara, nome attribuito nell’antica Grecia ad una piastra di metallo o borchia di forma circolare, liscia oppure cesellata, usata come ornamento per le corazze o i finimenti dei cavalli.
Adottata dai Romani a partire dal II secolo a.C., la falera divenne una decorazione militare a tutti gli effetti, destinata a singoli soldati o a reparti. Oggi la faleristica (già presente nei Paesi anglosassoni) si sta diffondendo anche in Italia e al pari della numismatica e della filatelia raccoglie gli studiosi, i collezionisti e gli appassionati di decorazioni, medaglie e ordini cavallereschi.
Ovviamente questo genere di collezionismo è cosa ben diversa da quello praticato da coloro che, appartenendo a più ordini cavallereschi sia di merito che di regola, esibiscono in ogni occasione sul bavero della giacca un variegato campionario onorifico. Quindi, più che al desiderio di apparire, bisognerebbe avviare una riflessione sul significato di cosa voglia dire essere cavaliere e sui doveri che ciò comporta nella vita quotidiana, al di là dell’effimera ostentazione.
Purtroppo, a volte, è il fascino del “collezionismo onorifico” a trascinare chi ne è colpito lontano dalla serietà di queste istituzioni. Quindi, tutto va fatto sempre con misura, soprattutto nel modo di portare le distinzioni, ribadendo il concetto che non è il titolo ad onorare la persona, ma il contrario.
Per quanto riguarda l’uso delle onorificenze, vi è uno stretto legame fra l’abito e la decorazione. É l’abito che si indossa a determinare il formato dell’insegna, ed è per questo motivo che l’ambito di utilizzo delle onorificenze si restringe enormemente.
Ad esclusione dell’uniforme militare, le fasce, i collari e le placche si portano soltanto con il frac, abito da cerimonia per antonomasia, ma anche abito da sera. Sebbene oggi sia prescritto in rare occasioni, tuttavia viene ancora usato durante la consegna dei premi Nobel, l’incoronazione di un sovrano e nelle cerimonie pontificie.
L’unica differenza è quella che nelle cerimonie diurne si indossa il gilet nero, mentre nelle serate di gran gala si usa quello tradizionale bianco.
Le insegne nel formato regolamentare si portano sul frac solo nelle occasioni solenni, quando nell’invito è indicata la formula “cravatta bianca e decorazioni”, in questo caso si indossano nel modo seguente:
– si usa una sola fascia di cavaliere di Gran Croce, che va portata sopra il gilet del frac solo se è presente il capo del relativo ordine. Insieme alla fascia va indossata la relativa placca. Negli altri casi la fascia è indossata sotto il gilet. Qualora si possiedano più placche delle classi che le prevedono, si portano sul lato sinistro del frac, sotto il taschino, collocandole secondo l’ordine cli precedenza dal centro verso sinistra e dall’alto verso il basso, fino ad un massimo di quattro;
– si usa un solo nastro da collo da Grand’ufficiale, con la relativa placca, o da Commendatore, che va portato sotto il nodo della cravatta;
– le insegne di tutti gli altri ordini cavallereschi si indossano nel formato di miniatura, collocate in ordine d’importanza decrescente sul risvolto sinistro della marsina, dall’interno all’esterno, fino ad un massimo di sei. Le miniature vanno indossate dopo aver esaurito tutte le combinazioni nel formato regolamentare.
Oggi il frac, come tenuta formale da sera, è molto meno utilizzato di un tempo a favore dello smoking, la cui nuova condizione di abito da gala lo abilita all’uso delle onorificenze, non applicando però le regole valide per il frac. Sullo smoking è possibile porre una sola rosetta, quando nell’invito appare l’indicazione “cravatta nera”. Le onorificenze si indossano, nell’uso speciale, quando nell’invito è riportata la formula “cravatta nera e decorazioni”, in questo caso si possono appuntare fino ad un massimo di sei miniature, dando la precedenza, in Italia, a quelle della Repubblica. Per le signore è previsto il fiocco di nastrino. A parità di grado la precedenza degli ordini è determinata dall’anno di fondazione. Se si è insigniti di più classi di uno stesso ordine, in Italia è consuetudine portare solamente l’insegna della classe più elevata. Sulla giacca da giorno si porta solo la rosetta dell’ordine di appartenenza per gli uomini e la spilla per le signore.
Anche l’uso della rosetta dovrebbe essere improntato ad un principio di opportunità, utilizzandola in occasione di cerimonie ufficiali, semi-ufficiali o di natura pubblica, in ogni caso non va mai indossata sull’abbigliamento sportivo o informale.Sull’uniforme, le distinzioni onorifiche e cavalleresche si portano nel formato regolamentare quando prescritto. Le medaglie, croci o stelle sospese ai nastri, vengono poste sul lato sinistro del petto nell’ordine di precedenza dal centro verso l’esterno. Al collo si porta una sola commenda, come una sola è la fascia di Gran Croce, sopra la quale si pone la sciarpa azzurra da ufficiale, mentre le placche vengono appuntate sul lato sinistro del petto in ordine di precedenza. Sull’uniforme ordinaria s’indossano solo i rispettivi nastrini.
USO DEI TITOLI
Per quanto riguarda i titoli da riportare sul biglietto da visita, si ricordi che l’ordine corretto è il seguente:
1) Titoli Nobiliari,
2) Titoli Onorifici,
3) Titoli Accademici,
4) Titoli professionali.
Dunque, avremo: Conte comm. dott. ing. Mario Rossi oppure gr. uff. dott. arch. Giovanni Verdi ecc.
Precedono solo i titoli nobiliari, che in Italia sono stati disconosciuti ma non aboliti per via della legge dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, e quindi tollerati per consuetudine. Ad esempio, si potrebbe avere: conte gr. cr. dott. avv. Alfonso Maria Picalli del Monte.
I titoli, siano essi nobiliari, onorifici, accademici o professionali, non servono tanto a coloro che li posseggono, quanto agli interlocutori che ne fanno uso.
Troppi, infatti, sono i dottori “ignoranti” e i cavalieri “indegni”.
Sono i “titolati”, con le loro azioni, con l’impegno, con il loro modo di essere e di agire, a conferire dignità al loro lavoro, al loro operato e ai titoli che possiedono per nascita, per merito, per studio o per attività professionale.

fonte :https://www.facebook.com/Norman-Academy

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