LE MONETE DELL'INCORONAZIONE DI CARLO III di BORBONE nel 1735
Carlo III incoronato Re di Sicilia e di Napoli nella Cattedrale di
Palermo il 5 luglio 1735 volle equiparare il sistema monetario dei due
imperi, ordinò così che il Carlino napoletano fosse di uguale valore del
Tarì siciliano, di conseguenza il Ducato divenne la terza parte
dell'Oncia.
L'Imperatore riconobbe come capitale del Regno Palermo e di conseguenza
confermò anche la sua Zecca a cui per quell'anno affidò la coniazione
di monete “commemorative” che ricordassero l'anno della sua elezione.
Furono così coniate monete d'oro da 22 carati e monete d'argento.
MONETE IN ORO
La moneta d'oro coniata in quell'anno fu l'Oncia con oro 906 dal peso di 4,42 gr. ed un diametro di 22 mm;
nel dritto vi era il busto dell'imperatore che guarda a destra con una
lunga chioma di capelli coronata d'alloro segno di conquista con
tutt'intorno incisa la legenda CARULUS-D-G-SIC-REX-HISP-INF (Carulus Dea
Gratia Siciliae Regna Hispaniarum Infans – Carlo per grazia di Dio re
di Sicilia, infante spagnolo)
nel rovescio vi era una Fenice su rogo ad ali spiegate con testa volta a
destra che guarda un sole con volto umano, tutt'intorno incisa la
legenda RESURGIT con in basso l'anno 1735 (la Fenice per gli studiosi
era un favoloso uccello che rinasce dalle sue ceneri. Si narra che
questa specie dopo aver vissuto parecchi secoli raccoglie dei pezzi di
legno aromatici, li accatasta e poi li accende sbattendo le sue ali
davanti ai raggi del sole facendosi bruciare, dalle sue ceneri nascerà
un verme che a sua volta diventerà Fenice. Questo racconto veniva
paragonato all'oro che, nonostante venga tramutato durante il commercio
col tempo ritornerà sempre oro)
MONETE IN ARGENTO
Le monete in argento invece furono i 12 Tarì o Scudo, i 4 Tarì, i 2
Tarì, i Tarì ed il mezzo Tarì d'argento dal vario peso e diverse misure;
nel dritto vi era la testa dell'imperatore coronata dall'alloro con
l'incisione CARULUS-D-G-SIC-ET-HIER-REX (Carulus Dea Gratia Siciliae et
Hierusalem Rex – Carlo per grazia di Dio Re di Sicilia e Gerusalemme).
Nella parola Siciliae era compreso anche il Regno di Napoli, mentre la
corona del Regno di Gerusalemme sin dall'impero di Federico II fu sempre
sulla testa dei Re di Sicilia, tale corona derivava dal matrimonio di
Federico con Giollanda, figlia di Giovanni di Brenna e Maria di
Monferrato da cui ereditò il prezioso.
Nel rovescio vi era l'aquila sveva coronata di Federico II con ali
spiegate volta a sinistra che rispecchiava la potenza e la gloria della
Sicilia, tutt'intorno l'incisione FAUSTO CORONATIONIS anno 1735; nello
stesso anno furono coniate monete da 6 Tarì e 3 Tarì simili alle prime
monete descritte si differenziano nel rovescio dove l'aquila venne
sostituita da una croce greca con bracci scanalati sormontati da tre
corone ai lati superiori (probabilmente le tre corone rappresentavano i
tre Regni: quello di Sicilia, quello di Napoli e quello di Gerusalemme).
Fonte :http://www.siciliafan.it
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mercoledì 31 maggio 2017
Monetazione in Sicilia – 12 Tarì Carlo III 1735
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