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Nel 1970 l’Italia emise una moneta in
argento da 1.000 lire, commemorativa del centenario di Roma capitale
d’Italia. Costituita da argento 835, la moneta pesa 14,60 grammi ed ha
un diametro di 31,4 millimetri. Sul contorno presenta la scritta in
rilievo REPUBBLICA ITALIANA *******. La moneta fu prodotta in 3.011.000 pezzi.
Il dritto, disegnato da Guerrino Mattia Monassi, raffigura la dea Concordia velata e ricalca l’iconografia di un denario romano repubblicano emesso da un magistrato appartenente alla famiglia Aemilia nel 62 a.C.
Il rovescio, invece, è stato disegnato da Laura Cretara e riproduce il progetto di Michelangelo Buonarroti per la pavimentazione di Piazza del Campidoglio a Roma. Questo rovescio è, in qualche modo storico, perché è il primo conio di una moneta italiana realizzato da una donna.
Il rovescio, invece, è stato disegnato da Laura Cretara e riproduce il progetto di Michelangelo Buonarroti per la pavimentazione di Piazza del Campidoglio a Roma. Questo rovescio è, in qualche modo storico, perché è il primo conio di una moneta italiana realizzato da una donna.
Quando la Banca d’Italia iniziò la
distribuzione di questa moneta, si verificò una corsa agli sportelli,
tanto che la quasi totalità dei pezzi fu subito tesaurizzata. Di fatto
circolarono pochissimi esemplari: d’altronde, ove vige il corso forzoso,
la moneta cattiva scaccia sempre quella buona.
Agli impiegati ministeriali e statali fu
promessa la cessione di almeno una moneta unitamente allo stipendio, ma
ciò avvenne solo in alcune zone della penisola. Questo scatenò accuse
di favoritismo e proteste piuttosto accese: ad esempio si ha notizia di
uno sciopero di tre ore indetto dai portalettere di Ivrea (Torino) il 9
gennaio 1971. Coloro che non ricevettero la moneta accusarono ministri e
alti funzionari di aver fatto incetta delle 1.000 lire; in realtà vi
sono testimonianze di impiegati statali di Napoli che ricevettero ben 5
monete nel loro stipendio. Quindi l’impressione è che le 1.000 lire non
siano state distribuite in modo omogeneo, ma non è dato sapere se ciò
avvenne in modo intenzionale o meno.
In ogni caso è interessante quanto
dichiarò un funzionario della Banca d’Italia di Torino (tratto da La
Stampa del 7 gennaio 1971):
Un certo quantitativo di monete è stato effettivamente trattenuto a Roma per le buste paga degli statali. Non c’erano disposizioni invece per i dipendenti fuori della capitale. Tuttavia a Torino e provincia la distribuzione ha superato i 50.000 pezzi. Ha avuto la mille lire d’argento (fino ad esaurimento della scorta) chi ha preso lo stipendio nei giorni 26-27 novembre, chi era creditore dello Stato ed ha riscosso negli stessi giorni, chi si è presentato agli sportelli delle banche e della posta per il cambio della mille lire di carta. Di solito le nuove emissioni entrano in circolazione con i pagamenti di tesoreria. Non si possono evitare fenomeni di accaparramento, tuttavia possiamo dire che nei limiti modesti della disponibilità esistente, le monete sono state realmente distribuite ad un buon numero di cittadini, non soltanto statali.
fonte : http://numistoria.altervista.org