Trasportato in terra bretone dallo stesso Giuseppe d’Arimatea, il Santo Graal venne custodito a lungo in un luogo segreto, ma poi fu trafugato dagli infedeli, che volevano servirsene come di un oggetto magico. Compito dei cavalieri cristiani della Tavola Rotonda era quello di rintracciare la sacra coppa per poterla riportare in Terrasanta, a Gerusalemme. Ma non bastava il valor militare per poter compiere questa missione: soltanto un uomo animato da grande fede e che si era purificato dai peccati attraverso sacrifici, rinunce e sofferenze poteva sperare di conquistare il Santo Graal e con esso la felicità suprema. Delle decine e decine di cavalieri che partirono alla ricerca del Graal soltanto pochissimi raggiunsero lo scopo.
Una leggenda racconta che questa fortuna toccò a Bors, Percival (o Parsifal) e Galaad, trasportati su una terra sconosciuta da una nave misteriosa. Dopo aver visto la coppa, Galaad e Percival chiesero di morire, perché non riuscivano a immaginare una gioia più grande; soltanto Bors poté tornare in patria per raccontare l’accaduto alla corte di Re Artù.
Il mito del Santo Graal è giunto sino ai nostri giorni: continuano infatti a uscire romanzi legati ad esso e periodicamente si torna a parlare dei luoghi in cui esso potrebbe essere custodito ancora oggi. Si citano ad esempio località della Francia, della Spagna, dell’Inghilterra e anche del nostro Paese. Tra i siti italiani più accreditati c’è Castel del Monte, nei pressi di Andria (Bari), un grandioso edificio che sorge isolato su una collina. Fu fatto costruire dall’imperatore Federico II di Svevia, che lo volle a pianta ottagonale e rinforzato da otto torri anch’esse ottogonali. Forse proprio per questa sua originalissima planimetria, che gli conferisce un aspetto enigmatico e misterioso, il castello è stato spesso indicato come uno dei possibili nascondigli del Santo Graal.
Fonte : studiorapido.it
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